Comune di Colonnella

Turismo

Manifestazioni e Feste

Tutti gli eventi della citta'

Attività

Tutte le Attivita comunali

Dove Mangiare

Informazioni utili

Dove Dormire

Informazioni utili

Dove Bere

Informazioni utili

Aziende Vinicole

Aziende Vinicole

Numeri Utili

Polizia, Farmacie...

La Mappa

La mappa della citta'

Medici Senza Frontiere - (02/06/2007)



Medici Senza Frontiere, 24 anni in afghanistan

mostra fotografica a cura di Medici Senza Frontiere e dei fotogiornalisti:
Sebastian Bolesch, Tim Driver, Jean-Pierre Favreau, Jean-Marc Giboux, Olivier Jobard, Carl de Keyzer, Tom Koene, Robert Knoth, Didier Lefevre, Kadir van Lohuizen, Benno Neeleman, Mattias Ohlson, Stephan Vanfleteren, Teun Voeten


MSF ha iniziato a lavorare in Afganistan nel 1980 ed  ha continuato ad aprire progetti nel Paese durante i 24 anni successivi.
Dall’inizio dell’occupazione del Paese da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti, le forze della coalizione hanno incoraggiato la confusione di ruoli e di identità tra attori umanitari e militari, chiedendo alla popolazione informazioni politiche in cambio di aiuti alimentari o sanitari e non utilizzando segnali distintivi rispetto ai civili (uniformi, macchine con logo e via dicendo).
Il 2 giugno 2004, Hélène de Beir, Pim Kwint, Egil Tynaes, Fasil Ahmad, e Besmillah, volontari di MSF, vengono assassinati, lungo la strada che collega Khairkhana a Qala-I-Naw nella provincia di Badghis.
Gruppi talebani hanno rivendicato gli omicidi dichiarando che le organizzazioni come MSF servono gli interessi americani. Il governo provvisorio afgano non ha arrestato i colpevoli di queste uccisioni. La confusione dei ruoli, le gravi responsabilità del governo, le false asserzioni dei Talebani, rendono impossibile per MSF proseguire il proprio lavoro di assistenza alla popolazione.
Il 28 luglio 2004, dopo 24 anni di assistenza indipendente alla popolazione, Medici Senza Frontiere chiude tutti i suoi programmi sanitari in Afganistan e lascia il Paese.

Questa mostra fotografica nasce dalla tristezza e dalla rabbia con cui MSF ha lasciato l’Afganistan, un dolore lacerante per i nostri colleghi uccisi e per la popolazione afgana che non potremo più assistere.
Abbiamo voluto raccontare 24 anni di storia attraverso gli occhi di molti fotogiornalisti che hanno seguito la storia di questo Paese e il lavoro di MSF al fianco della sua popolazione.
Abbiamo voluto mostrare quanto la confusione di ruoli tra militari e operatori umanitari metta a rischio questi ultimi, la loro incolumità fisica, lo spazio del loro lavoro e tutte le persone che vengono assistite in modo imparziale e indipendente, e che di questa assistenza hanno un disperato bisogno.

Vogliamo dire a gran voce che l’azione umanitaria può avvenire soltanto laddove è garantito uno spazio umanitario e che un’azione militare per sua natura persegue scopi politici mentre un’azione umanitaria, per sua natura, persegue un unico obiettivo: alleviare la sofferenza umana.

Somalia, Oltre la guerra

A oltre 10 anni dallo scoppio della guerra civile, rivivono le storie quotidiane di donne, bambini e uomini alla ricerca di una vita finalmente normale.
Fotografie di Andrea VALLERANI

La Somalia. Dal 1991 la Somalia è un paese dimenticato. Non ci sono rappresentanze di altri Paesi, nessuna compagnia aerea atterra sul suolo somalo, non esistono frontiere dove si richieda un passaporto. E’ terra di nessuno e di chiunque. Dei centinaia di clan in conflitto, di chi cerca un luogo dimenticato per traffici illeciti, di chi vuole trovare dei disperati da armare per una propria causa.

La popolazione, prostrata da anni di guerra civile, continua a vivere in condizioni spesso drammatiche, cercando di riacquistare pace e dignità.
Per sfuggire alla morte, centinaia di migliaia di persone hanno abbandonato le proprie case e si sono in parte riversate nei campi profughi, come quelli intorno a Dadaab (Kenya). Qui vivono da circa 10 anni 130.000 persone. Imprigionate all’interno dei tre campi, non possono né lavorare, né uscire. In una zona infestata dai banditi, le donne che escono per cercare legna vengono ripetutamente violentate e gli uomini torturati o uccisi. Nessuno di loro può tornare nella propria città se non a gravissimo rischio di vita per sé e per la propria famiglia.

La Somalia è tra gli ultimi paesi nella classifica relativa all’indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite.

Il sistema di assistenza sanitaria, insieme a tutti i servizi statali, è collassato. La maggior parte dei medici è fuggito dal paese e, a parte il personale che lavora con le Organizzazioni Non Governative (ONG), nessun medico e nessun infermiere è stato formato in Somalia dall’inizio della guerra. L’unica assistenza sanitaria disponibile pubblica o gratuita è quella fornita dalle poche ONG che lavorano ancora nel paese.

Perché MSF? Medici Senza Frontiere lavora in Somalia dal 1986. Nonostante le immense difficoltà, MSF rimane fermamente convinta della necessità di portare assistenza alla popolazione civile somala all’interno del paese e nei campi che ospitano i rifugiati.

Per questo proponiamo oggi le immagini raccolte dal fotografo padovano Andrea Vallerani nell’aprile del 2001 in Somalia (nelle regioni di Bae e Bakool) e nel campo profughi di Dadaab (Kenya).







   
 
P.I. 00629540675   | Comune di Colonnella  |  Contatti  |  Note legali  |  Links